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al testo di Adielle
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Gli infermieri non vengono più a controllare che mi cali la razione di pasticche erano puntuali ma ho allentato le tensioni per buona condotta il processo di domesticazione non ha fretta percorre le vene con pazienza e non si arresta nemmeno di fronte a un cuore che pompa la vista che cambia per paura o per rancore gli occhi si svuotano di visioni e lasciano spazio a ciò che con ostinazione semantica chiamiamo reale non sento più le voci, abitanti del baratro non mi riprendo la mia vita per un soffio e continuo a galleggiare le vele ammainate le ali legate alla schiena la vita dietro la nuca è un passato che non ritorna e a guardar avanti si fa presto a scordarsi del coraggio scrivere certo è come scavare una buca dove seppellire i propri tesori ma non basta più sporcarsi le mani ogni tanto scappa un grido ad attraversare le vene bianche della notte per le particelle d'infinito che ancora ci compongono per il sapore delle labbra di cui ancora mi ricordo ma poi tutto tace, una spiaggia desolata di essere così vuota e stanca un mare senza onde avrebbe fatto comodo in altre circostanze allora leggere diventa di primaria importanza e può capitare che mi vergogni ad aspettare con ansia la nuova poesia di Amina per sentir parlar d'amore senza pregiudizi e fuori da logiche commerciali come mi piacerebbe dire i miei battiti industriali compongono una sinfonia inossidabile ma non c'è musica nel mio cuore a veicolare melodie fantastiche solo attimi consolati da parole volanti messi in fila riempiono un giorno dopo l'altro erano due mesi che non toccavo un goccio poi sabato ho fatto uno strappo e anche domenica nessuna conseguenza, la moderazione dell'indotto ha placato i sensi di colpa mi fascerò la testa ancora per un po' per tornare zoppicando al punto di partenza vita dissipata e nessuna tregua.
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